Recensioni: Project Zero

17 Apr , 2024 - Blog,Recensioni

Recensioni: Project Zero

Doverose Premesse

Non sono solito scrivere recensioni. Solitamente scrivo quelli che sono pareri ed opinioni personali su un determinato titolo, lasciando trasparire la mia soggettività.
Questa volta voglio essere obiettivo e provare ad analizzare un videogioco come Project Zero, un titolo che ho avuto modo di portare per la prima volta in live sul mio canale Twitch.

Inutile dirvi che ci saranno spoiler e anticipazioni di trama sul videogioco Project Zero, quindi se non l’avete ancora giocato o non volete rovinarvi la sorpresa, sconsiglio caldamente la lettura di questo articolo.

Per tutti gli altri, vi auguro una buona lettura.

Contestualizziamo


Project Zero (o Fatal Frame in nord America) è un videogioco Horror diretto da Makoto Shibata e uscito in Giappone il 13 Dicembre 2001.

Il titolo arrivò nel mercato occidentale un paio d’anni dopo,  il 30 Agosto 2003. Il 2001 è un’ottima annata per i videogiochi, con titoli come Final Fantasy X, il primo capitolo di Max Payne e Devil May Cry e Super Smash Bros Melee che tuttora sono considerati delle vere e proprie pietre miliari dei loro generi di appartenenza.

Volendo però focalizzarci sul genere horror, il 2001 è l’anno di Silent Hill 2, Resident Evil Code Veronica X, Alone in the Dark The New Nightmare e Eternal Darkness: Sanity’s Requiem.

Un’ottima annata per lanciare sul mercato un nuovo modo di intendere un genere che stava rivoluzionando il mercato dei videogiochi di tutto il mondo e che avrebbe avuto ancora tanto da dare negli anni a venire.

Trama e Narrazione

Il gioco è ambientato a villa Himuro, la notte del 24 Settembre del 1986. Miku, la protagonista di questa macabra storia è alla ricerca del fratello Mafuyu, scomparso da due settimane mentre stava investigando sull’ultima posizione del noto scrittore di romanzi horror Junsei Takamine.


Il luogo del racconto costituisce l’aspetto più affascinante ed inquietante dell’opera, poiché sembrerebbe che la residenza Himuro esista realmente e che in quel luogo siano stati commessi atroci rituali. Stiamo parlando di fonti che si rifanno ai miti e alle leggende locali, pertanto non esiste alcun documento che possa testimoniare quanto accaduto in quella villa. Tuttavia sono parecchi i testimoni che raccontano di essere rimasti profondamente turbati dall’atmosfera della villa, come se fosse ancora abitata da bizzarre presenze pronte a spaventare i visitatori.

Fatto questo breve inciso, fondamentale per comprendere al meglio il contesto narrativo che costituisce il nodo cardine del titolo, inizieremo l’avventura impersonando Mafuyu che di lì a poco verrà attaccato da uno spaventoso fantasma. Soltanto la sorella Miku potrà scoprire la verità riguardo i misteri che si celano dietro villa Himuro, così da ritrovare il fratello sperduto.

Poco fa non ho utilizzato la parola “nodo” per caso. Le corde fanno parte del rituale di strangolamento, un rituale che prevedeva di legare la vittima con delle corde attorno al collo e agli arti superiori e inferiori. Secondo la leggenda, infatti, la vittima sarebbe dovuta essere una giovane donna nata e cresciuta in quella stessa residenza, lontana da ogni tipo di condizionamento esterno.

Tratto dal documento “Rituale di Strangolamento”

Tratto da una storia vera

Durante l’avventura saranno diversi gli elementi che costituiranno il rituale, presentati attraverso una serie di note da parte di alcuni membri della troupe dello stesso Takamine o di abitanti che, in passato, hanno vissuto a palazzo Himuro.

Questa storia, infatti, affonda le sue radici nel 1837, data della distruzione dello specchio sacro in cinque parti, che portò alla catastrofe e che consentì al male di attraversare il portale situato sotto la residenza. Fu proprio a causa di questa sciagura che il capo famiglia Himuro decise di massacrare tutti i membri coinvolti proprio perché sapeva che cosa sarebbe accaduto non appena il male avrebbe preso possesso delle loro anime.

Per comprendere al meglio la fitta trama che caratterizza Project Zero, occorrerà stare attenti ai piccoli dettagli celati nei documenti che è possibile trovare lungo l’esplorazione del maniero. Grazie a questi documenti, infatti, si potranno ricostruire i principali eventi che hanno condotto alla Calamità. Per tutta la durata del titolo si sentirà spesso nominare una certa Kirie, che scopriremo in seguito essere la vera vittima di questa storia raccapricciante. La fanciulla era stata cresciuta solo ed esclusivamente per alimentare il rituale della corda e fermare l’avanzata del male sotto palazzo Himuro. A causa della conoscenza di un giovane (che assomiglia incredibilmente a Mafuyu) ella troverà la sua ragion d’essere e il rituale verrà compromesso.


Ecco perché nonostante siano passati parecchi anni dall’accaduto, villa Himuro costituisce un pericolo per coloro che decideranno di scoprire la verità.

Oltre le letture dei documenti, il giocatore sarà costantemente bombardato da spiriti che vagano per la villa senza meta, filmati e flashback che alimentano il mistero di un rituale non andato a buon fine.

Gameplay e Meccaniche


Caratteristico del Gameplay di Project Zero è l’utilizzo della macchina foto, una particolare camera ottica che consente di poter incanalare un potere così grande da scacciare i fantasmi che infestano villa Himuro.
È possibile potenziare la macchina in base ai punti accumulati fotografando gli spiriti, acquisendo potenziamenti che facilitano di molto la cattura delle istantanee spettrali.

Sono presenti, inoltre, tutta una serie di film che quasi come proiettili di piccolo, medio e grande calibro, possono rivelarsi utili contro gli scontri più impegnativi.
Non mancheranno erbe medicinali e oggetti curativi di varia natura come l’acqua sacra e persino uno specchio di pietra in grado di resuscitare alla morte, molto simile alla yellow orb presente in Devil May Cry, con l’unica differenza che su Project Zero potremmo possederne soltanto una per volta.

A differenza dei giochi horror usciti in quegli anni, Project Zero non utilizza mai una reale forma di “violenza” per scacciare il pericolo. Dotato soltanto di macchina fotografica immortala con scatti più o meno potenti le povere anime che vagano in questa magione a causa di un rituale andato male.

Il titolo condivide l’alternarsi di momenti in terza persona con inquadratura fissa e con movimento semiautomatico della camera virtuale, a momenti in prima persona quando si guarda nell’obiettivo della macchina foto. Questo rende decisamente più immersiva e incalzante lo scontro con i fantasmi.

Le meccaniche di gioco risultano abbastanza semplici, non dovremmo fare altro che spostarci da una zona all’altra della mappa, trovare degli indizi grazie all’ottenimento di taccuini e scritti di varia natura e avanzare risolvendo enigmi per merito dei collezionabili.

Alcune porte saranno bloccate da dei sigilli che raffigurano una determinata scena e sarà grazie all’aiuto della memoria fotografica del giocatore che si potrà raggiungere il luogo così da estinguere il sigillo e proseguire.

Grafica ed Estetica

Nonostante il gioco sia arrivato in Italia con quasi due anni di ritardo, possiede uno stile ed un’estetica abbastanza affascinanti che riescono a mettere terrore ancora oggi.


La resa degli ambienti, la costruzione di villa Himuro e l’alternarsi di momenti in bianco e nero e a colori rievocano moltissimo il cinema in bianco e nero giapponese.

L’elemento che, però, è forse quello che caratterizza al meglio Project Zero è la forte estetica di maschere, costumi e tradizioni tipiche del folklore giapponese, con alcuni fantasmi che rievocano moltissimo gli Yokai nipponici e alcuni oggetti decorativi come bambole, strumenti e oggetti per l’arredo degli interni così ben pensati e realizzati da rendere gli ambienti credibili e suggestivi anche dopo tutti questi anni.

Suspense e Horror

Reputo questo aspetto piuttosto importante se si vuole analizzare un videogioco horror. In quanto appartenente a questa corrente, Project Zero è in grado di generare parecchi momenti inquietanti nel giocatore, con l’utilizzo di jumpscare ben piazzati e la possibilità degli spiriti di attraversare le pareti ed afferrare Miku generando un effetto simil-negativo tutte le volte che la protagonista perderà la salute. Non è presente la barra della sanità mentale come su Eternal Darkness, ma, per merito della prima persona, si riescono a provare sensazioni così intense da far accapponare la pelle.


Chiaramente queste sensazioni sono soggettive, ma, volendo rimanere imparziali, reputo Project Zero un horror più che riuscito nel saper incutere timore e generare impotenza, nonostante il giocatore possa effettivamente difendersi dalle minacce di villa Himuro.

Longevità e Rigiocabilità

Una volta portata a termine la storia, sarà possibile selezionare il capitolo desiderato per rigiocare l’esperienza a difficoltà maggiori, oltre che possedere una modalità battaglia composta da una dozzina di missioni dove l’obiettivo sarà quello di ottenere il massimo punteggio nel minor tempo possibile.

Considerazioni Personali

Project Zero è un grande titolo, reso ancor più leggendario dall’alone di mistero di villa Himuro e da tutto ciò che ne consegue. Non vedo l’ora di poter recuperare anche i vari seguiti e spin-off del franchise.
Caldamente consigliato agli amanti dei giochi horror vecchia scuola e a tutti coloro che sono affascinati dal folklore giapponese e dai racconti mitici del sol levante.


, , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *